Ho letto di sfuggita questo titolo tragico su una pagina Facebook dedicata all’Erasmus mentre facevo una delle tipiche cene da fuorisede. Una roba tipo formaggio e crostini.

Il formaggio è diventato terribilmente amaro.

Un’ora prima avevo prenotato il mio traghetto per Helsinki, essendo adesso in Erasmus a Tallinn, e un’ora dopo scopro che 13 ragazze, 7 delle quali italiane, sono morte in un incidente, anche loro in viaggio. Molti altri i feriti.

I viaggiatori sanno bene che questi sono i rischi degli spostamenti, che non si potrà mai essere sicuri, purtroppo, di arrivare sani e salvi a destinazione. Però l’ingiustizia più grande è che queste variabili impazzite dovrebbero, secondo la nostra personalissima idea di giustizia, risparmiare i ragazzi nel loro viaggio più importante della loro vita, l’Erasmus.

Oggi ho incontrato molti amici che condividono qui con me quest’esperienza, e tutti noi, anche i non europei, non avevamo parole che per questa vicenda. Improvvisamente la Catalogna si è avvicinata, strettissima, all’Estonia. E a tanti altri Paesi europei, collegati da ragazzi in mobilità che non desiderano altro che imparare e divertirsi.

La cosa più incredibile che succede puntualmente ad ogni festa Erasmus è rendersi conto di trovarsi nel bel mezzo di un incontro unico di culture, tutti con in mano la stessa birra e le stesse parole di comprensione e solidarietà. I problemi e gli stereotipi dell’altra nazionalità si usano solo per prendersi amichevolmente in giro, e le ricchezze di ciascuno vengono esaltate come gioielli preziosissimi da preservare. Proprio in questo aveva ragione Eco nel suo articolo sull’Erasmus, nel sottolineare quanto siamo proprio noi, questa nuova generazione di giovani europei, a creare concretamente e per la prima volta la vera Europa, la vera cultura europea condivisa.

Ciò che succede ai summit dei politici, ovvero mantenere ferma la posizione del proprio paese, qui non conta. Ciò che conta è quanto la propria posizione, la propria singolarità possa accrescere le singolarità degli altri, per unirsi e arricchirsi l’un l’altro.

Di ritorno a Napoli dal mio primo Erasmus a Sofia, mi sono sentita improvvisamente una ragazza nuova, più sicura di sé e del mondo. Adesso, ancora vivendo qui a Tallinn per il mio secondo Erasmus, la mia vita sta radicalmente cambiando, per una serie di circostanze incredibili e imprevedibili che mai sarebbero accadute a casa mia. Ho come la sensazione che una volta tornata a casa non sarò più la stessa ragazza che è partita mesi fa.

Forse questo è davvero il viaggio più grande che un ragazzo, una ragazza, possano fare nella propria vita.

E mi dispiace, mi dispiace così tanto che queste giovani ragazze non potranno mai provare questo momento di rivelazione; quando si avverte di essere diventati adulti nel modo più meraviglioso che la nostra cultura europea sia riuscita ad inventarsi.

Non priviamoci della vita. Della crescita. Del confronto.

Non lasciamo che la paura impedisca che certe tragedie vengano riscattate dall’orrore.

Non lasciamo che la vita si celebri ancora.