Quello già e bello il mobile, e la pittura è fresca. Si dice così dalle mie parti per indicare la possibilità che qualcosa che va già male possa anche peggiorare. Ed ho pensato più o meno questo quando ho letto i primi 30 convocati di Conte in vista di Euro2016. Parliamoci chiaro: la situazione è un poco drammatica. Questa edizione degli Europei si presenta come una delle più equilibrate degli ultimi anni. Perché oltre alle grandi squadre, le Nazionali che storicamente sò sempre state forti, mò pure quelle che prime erano considerate delle scartine possono dire tranquillamente la loro. Prendete il Belgio, che fino a qualche anno fa nessuno si ricordava manco dove stava sulla cartina geografica e ora invece tiene tanti di quei fuoriclasse che l’allenatore sarà costretto a fare la formazione tirando a sorte dei bigliettini. Detto questo, quindi, meglio arrivarci preparati a questi Europei. E l’Italia ci sta arrivando preparata. Per tornarsene veloce veloce a casa. Il nostro C.T. è dimissionario da più un mese. Sono venuti fuori addirittura i dettagli del suo contratto con il Chelsea e pure la lista dei calciatori che vuole. Fra poco ci daranno pure l’indirizzo di casa a Londra e la lavanderia che gli stira le camicie e stiamo apposto. Così, tanto per non destabilizzare l’ambiente. Metteteci una dose massiccia di fattore S (come Sfiga): mai visti tanti infortuni tutti insieme e nello stesso reparto, per giunta. De Rossi, Verratti e Marchisio, uno dietro l’altro. Uà, e che è. Mia nonna manderebbe tutti da un officiante omosessuale. Ma non è questa la sede per approfondire. Aggiungeteci poi che il livello generale della nuova generazione di calciatori è proprio basso. Il fatto che prima i ballottaggi in Nazionale fossero tipo Totti-Del Piero piuttosto che Del Piero-Baggio e ora stiamo qua a pensare se è più giusto portarsi Immobile o Eder denota che la cosa ci sta sfuggendo un po’ di mano. Scarso investimento nei settori giovanili? Troppi stranieri in Serie A? Bah. Anche trovando una risposta al perché del problema, sarebbe comunque troppo tardi per risolverlo. Assodato dunque che di casini già ne teniamo in quantità, dico io, perché metterci la sbarra di ferro nelle ruote della bicicletta da soli? Se la materia prima è quella che è, e grandi nomi non se ne vedono più, almeno cerchiamo di portarci dietro qualche giovanotto in palla. Uno tipo Pavoletti, per esempio. Che si chiama Pavoletti e non Bobo Vieri, ma comunque 14 gol li ha segnati quest’anno. Primo attaccante italiano in classifica marcatori della Serie A. Il primo eh (da leggere con un movimento della mano destra alla Luca Toni). E che ci stava male Pavoletti fra Zaza, Immbile, Eder e Pellè? Uno che segna un gol ogni 137 minuti non lo vorreste tenere sulla panchina quando una partita va male? Io si, per esempio. E siccome il pesce puzza dalla testa, ora inizio a spiegarmi pure perché Insigne, nonostante un biglietto per la Francia se lo sia faticato a botte di gol, assist e ottime giocate, sembra sempre un funambolo pronto a cadere. E perché Jorginho, di fatto, è andato in Paradiso per scambio con gli infortuni dei compagni di reparto. Conte dà l’idea di chi ha voluto recitare la parte dell’innovatore, portando avanti il progetto “Porte aperte a tutti” e sperimentando sempre nuove soluzioni con nuovi uomini, salvo poi rendersi conto che no, non era cosa. Il suo “Convoco solo chi gioca” , detto in conferenza stampa qualche mese fa grida vendetta scorrendo la lista dei 30. Rugani, Sturaro, Immobile e Zaza quanto hanno giocato? E Pavoletti, Acerbi e Tonelli, invece? La speranza, che è sempre l’ultima a morire, è che nella lista dei 23 definitivi non scompaia qualche altro nome importante. Tipo Insigne, per esempio. Quello già è bello il mobile.