Accade nella stagione primaverile, ci si alza, si schiudono gli occhi e qualcosa assume maggiore nitidezza. Un risveglio del corpo, dello spirito e delle intenzioni.

Intenzionalmente qualcuno ricorda alla popolazione che il cosmo è in continua evoluzione anche stavolta, e che i luoghi, i colori e soprattutto le tendenze vanno a fondersi con il tempo, allora nasce qualcosa di epico ed evocativo che noi chiamiamo piacevolmente ‘rinascita’. Ai vertici di questa rinascita stavolta vi sono le instancabili e bucoliche atmosfere del Kenya, e nello specifico quelle dell’ Amboseli Park al confine con la Tanzania. Un terreno incantevole, che si estende a perdita d’occhio ai piedi del Kilimangiaro, di colore bianco e sede di caccia per la sua bassa vegetazione, oltre che rifugio di molti animali e guerrieri Maasai. I sentieri dell’Amboseli Park, questa stagione, arrivano al cuore di una nota personalità presente nello scenario della fotografia di reportage: Steve McCurry, per la prima volta impegnato in un progetto con la casa di moda Valentino.

Il genio di Philadelphia vola in Kenya per rendere possibile il sogno fotografico di Pierpaolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri, oggi fashion designers della casa di moda, immersi totalmente nel nuovo gusto sperimentale che fa vivere al brand da qualche stagione una crescita creativa senza precedenti.

Ne è testimonianza la nuova collezione primavera–estate 2016 presentata in sfilata lo scorso autunno, di evidente ispirazione africana, intrisa di venature calde e mescolanze di pizzi e lavorazioni di ricamo, sua preponderante cifra stilistica. Il concept di ispirazione dei due stilisti, ex designers di accessori per la casa di moda, è il rilancio di un messaggio sociale volto alla comprensione e perché no, alla condivisione di altri riti e culture che in questo caso vanno ad esaurirsi nelle tribù del continente Africano.

La moda come da sempre funge da mediatrice tra ciò che accade in questo mondo e le persone che lo popolano, ha dalla sua parte un modo di fare che la rende scevra da un consequenzialismo spesso rischioso. Essa diffonde un messaggio diramandolo attraverso le arti, così che possa assumere un sapore non tanto di denuncia, quanto di dimostrazione e testimonianza. Un’indicatrice di presenze problematiche legate alla società. Per raccontare questa storia di etica complicata, un personaggio come McCurry è senza dubbio il testimone giusto, poiché egli si avvicina da sempre alle nostre sensibilità attraverso il reportage di guerra che nel corso della sua vita lo porta nei territori della Cambogia, dell’Ex Jugoslavia e dell’Afghanistan, come inviato della Magnum Agency. Un racconto di sofferenze, di attimi di mera follia che ci invitano ad osservare la realtà come bacino di nocività, fatto di margini pericolosi che devono servirci non tanto a condividere il dolore, ma quanto meno ad osservarlo, a renderci conto che esiste, dovunque. E la fotografia è immensa per questo, per la capacità di raccontare senza parole.

Lo scandaglio del fotografo americano, ci riporta in una dimensione diversa dal solito, perché ci avvicina prima di tutto al bello, all’incontaminato ed alla natura primitiva che è cara a tutta quanta l’Africa centrale. La meraviglia e la preziosità degli elaborati sartoriali Valentino, mixati al temperamento istintivo del cuore kenyano danno luce ad una visione estatica della fotografia che genera esplosione creativa continua.

Non è un caso che le distese dell’Africa centrale hanno da sempre ispirato centinaia di creatori, perché si avvalgono dell’essenzialità della vita nomade, quella che si lega alla primordialità ed al gusto delle cose semplici. La nascita, l’amore per la famiglia, la sopravvivenza e la connessione tra uomo e natura. La stessa connessione che ci aiuta a gustare le cose per come le vediamo, per come meravigliosamente si manifestano ai nostri occhi; questo principio va a legarsi più con una spiritualità interiore, che con una vera e propria religione. La maggioranza dei popoli maasai che vivono in Africa sono essenzialmente cristiani, ma ci insegnano che Dio si rivela con colori diversi a seconda dell’umore, è nero quando è bonario, rosso quando è irritato. La sua vera natura è complessa da comprendere, ma egli è soprattutto parnumin, ossia Dio di tanti colori. Questa dolce visione attraverso la religione ci fa capire quanto ogni singola cosa in questo paese sia legata alla dimensione dei colori e alle sfumature della natura, poiché essa è tutto e domina tutto.

Questa preziosa filosofia ha ispirato lo staff di Valentino ed il reportage di moda di Steve McCurry. Una danza di immagini nella quale le modelle Cameron Traiber, Greta Varlese, Alice Metza e Kirin Dejonckheere posano indossando capi che si scompongono ad un certo punto fondendosi con un sogno, fatto di pizzi estremamente leggeri e trasparenti, lavorazioni di ricami con pietre e piumaggi, stampe di geometrie tipiche dei costumi delle tribù africane. Pellame, frange e sete dalla gamma colori che spazia tra il verde militare della flora, il color terra ed il giallo come colore simbolico del sole, per ricordarci tutte le nuance dell’Amboseli e delle sue stagioni estasianti.

Così che, ad ogni delirio, la sua fotografia.