Manhattan, New York. Anno 1998. Sarah Jessica Parker, Cindy Chupack, Jenny Bicks e Darren Star danno vita alla serie cult degli anni ’90 Sex and the City, figurando come produttori di quello che più tardi sarà descritto come lo show più rivoluzionario dei suoi anni.

Sarah Jessica Parker veste i panni di Carrie Bradshaw, voce narrante della storia, affiancata dalle sue amiche e compagne di vita: Samantha Jones (Kim Cattrall), Miranda Hobbes (Cynthia Nixon) e Charlotte York (Kristin Davis). La storia della serie si avvale di un perno fondamentale che è il faro puntato sulla città di New York, vista quasi come culla delle vicende che si susseguono episodio dopo episodio, incentrate in primo luogo sul sesso. Ma, ciò che ha decretato la serie come una delle più seguite dal pubblico, è stato il forte impatto che essa ha avuto sul fashion system, e questo trionfo lo si deve alla costumista e fashion designer Patricia Field.

Patricia Field nasce a New York nel febbraio del 1942, crescendo nella città di Astoria, nel Queens. Il suo glorioso debutto nel mondo della moda avviene piuttosto repentinamente, grazie al fortunato incontro con la Parker nell’anno 1995, che permetterà loro di unire le forze e collaborare per la prima volta come costumiste cinematografiche nel film Miami Rhapsody (1995). La forte affinità e la lungimiranza, porterà ben presto le due celebrità al progetto di Sex and the city, affiancato dalla presenza di ulteriori figure ragguardevoli nella storia del costume cinematografico, come Eric Daman e Rebecca Weinberg.

Pat è una donna di gran carisma, voce graffiata, chioma rosso sangue e stile che pare sfociare nella più assoluta controtendenza di Sex and the city, ella tende ad esaltare l’ aspetto punk degli anni ’90, con un filo sottile di underground dove stampe fumettistiche e colori vividi sono riscontrabili senza interposizione alcuna. A testimonianza di tutto ciò, vi è una boutique d’avanguardia gestita dalla Field, attualmente al 302 Bowery di Manhattan, dove poter acquistare capi realizzati dai nuovi talenti del panorama di New York, oltre che ripescare vecchi costumi indossati dalla stessa Sarah Jessica Parker nella serie o ancora, visitare il sito del suo fashion store.

La troupe della prima stagione di Sex and the city, ebbe non pochi intoppi nel mettere su il guardaroba di scena, che all’epoca mostrava uno shopping fresco, giovane, downtown, nonché artistico al contempo ed espressivo. Il che, permise ai produttori di rilevare un maggiore successo nella seconda stagione, rispetto alla prima, in cui i costumisti furono spesso protagonisti di battibecchi terminanti con un “no” come risposta, quando si chiedeva loro di finanziare il guardaroba della serie.

Quando il clima si capovolse notevolmente, a tutti divenne improvvisamente chiaro chi fosse Pat e quali erano gli scopi della serie per poter arrivare a consacrare il suo successo in maniera definitiva. Sex and the city ebbe lo scopo di creare una connessione tra tutte le donne del mondo, farle sentire vicine in un’epoca che vide la donna elevarsi per la prima volta allo stesso livello professionale e lavorativo di un uomo, la stessa donna che ‘ruppe’ l’ uniforme e tentò di esaltare la propria individualità. La moda divenne un mezzo, come da sempre essa stessa fa. L’abito funge come mezzo di emancipazione, là dove comunica un messaggio sociale; di fatto, le protagoniste della serie sono tutte donne in carriera che spendono con i loro guadagni e questo piccolo ma preponderante dettaglio, fa si che possa essere riscontrabile per la prima volta anche il distacco da una dipendenza economica dall’ uomo, cosa che fino ad allora fu normalità.

La Field, si avvicina alle attrici, prima ancora di entrare in connessione con il personaggio da loro interpretato, cercando di comprendere l’animo della persona e in ultimo luogo, vestirla. Questo rende percettibile il collegamento armonico che vi è tra i vari stili, che pur dipingendo donne essenzialmente diverse, le rende quasi complementari. Grazie ad un immaginario iniziale che parte dalla Parigi lussuosa di fine 1800, quella che ha il sapore delle opere di Edgar Degas e di Henri de Toulouse-Lautrec, dunque un mondo impressionista, armonioso, dotato di una palette colori sempre viva e pregna di luce. Un pizzico di sale è dato dalla resa contemporanea, dal riportare alla luce della modernità un concetto storico che Pat compie mescolando al quadro impressionista un soffio Pop. Il come è dato dalla capacità di esagerazione, ella tenta di abbondare leggermente nello sfarzo. Per riportare un esempio, è possibile riscontrare come Carrie indossi capi spesso over rispetto a quella che è la sua minuta figura, questo fastidio visivo sarà stemperato con il colore adeguato, che tenderà ad armonizzare i suoi toni, e soprattutto con la capacità di bilanciare le forme tra il sopra ed il sotto del completo vestiario.

Empatia, curiosità, bisogno di scavare nel passato ed appropriarsi di oggetti ai quali poter dare nuova vita, nuovi significati e prima di tutto una nuova comunicazione. Questo è il ciclico gioco che Patricia Field tenta di svelarci, la combinazione continua del passato con il presente. Lo stesso gioco che ha permesso uno scacco matto a Sex and the city, tuttora fonte continua di ispirazione nel mondo della moda, inversione interessante che mostra come alla fine sia stato l’immaginario della serie ad influenzare la moda, e non più viceversa.