C’è chi la canta in versione classica, chi la associa alla pubblicità di Air Malta, chi la ricorda eseguita dal trio Pavarotti- Domingo- Carreras nel ’94 a Los Angeles… Beh, qualunque sia il vostro pensiero, una cosa è certa: parliamo di un successo, parliamo di  ‘O sole mio.

Autori del capolavoro Made in Sud, scritto nel 1898 ma tuttora cantato e suonato in tutto il mondo, sono Giovanni Capurro ed Eduardo Di Capua, il primo responsabile dei versi, il secondo della musica, duo che ha dato vita al celeberrimo brano di ieri e di oggi.

Difficile, effettivamente, non essersi mai ritrovati ad aprir bocca eseguendo la propria “brutta copia” del successo internazionale, travolti dalla melodia carica di passione e di sole, o meglio, di solarità. E’ probabilmente proprio la solarità del popolo napoletano che ha regalato al pezzo il successo di cui gode, popolo che ha attirato a sé il brano dal lontano Mar Nero per poi radicarlo nel Mediterraneo partenopeo: un po’ come è successo con il caffè, bevanda i cui maggiori produttori sono il Brasile, il Vietnam, la Colombia e l’Indonesia ma che è indissolubilmente legato a Napoli, il luogo del caffè per antonomasia.

E’ così che, alla stregua della famosa bevanda servita in tazza cocente, ‘O sole mio viene letteralmente risucchiato dal popolo napoletano capace di inghiottire arte e storia per restituirle in opere di immenso valore. Insomma, paragonando l’effetto della canzone al famoso vulcano partenopeo, potremmo dire che il brano agisca a mo’ di Vesuvio, capace di cristallizzare il passato nel presente senza rovinarlo, lasciandoci calchi meravigliosamente dettagliati relativi alla vita all’epoca romana.

Da Domenico Modugno a Milva, Mina, Presley, Sinatra, Ranieri, Dalla, Morandi, Al Bano, Gianna Nannini, tutti i più grandi cantanti hanno reso omaggio a “‘O sole mio’ che sta ‘nfronte a te”, arrivando alle nuove generazioni mediante l’interpretazione dei ragazzi de Il Volo, non dimenticando Elton John, Bryan Adams e l’intramontabile Enrico Caruso. Tra questi e molti altri interpreti del brano, non tutti hanno saputo pronunciare bene il dialetto o meglio, la lingua napoletana, ma, di certo, tutti hanno accoratamente espresso se stessi nell’interpretazione canora del pezzo onniconosciuto.

Si pensi, ad esempio, a due avvenimenti che fanno sorridere, commuovere, riflettere.

Nel 1920, durante le olimpiadi di Anversa, si narra che la banda destinata ad eseguire la “Marcia Reale” smarrì lo spartito, con il panico che immaginate possa conseguirne. Come spesso avviene, le soluzioni partorite di getto, lasciano spazio a riflessioni più profonde, ragion per la quale io ora sottolineo che si scelse di ovviare al problema nel più breve tempo possibile. E proprio nel più breve tempo possibile, pensate un po’, quale altra canzone venne in mente?  L’unica possibile ossia al pari conosciuta da tutti componenti della banda. Non c’erano dubbi: ‘O sole mio . Insomma, ‘O sole mio fu cantato al posto dell’Inno d’Italia, cosa non da poco, anzi, tutt’altro, non credete?

Altro caso emblematico è poi dato dall’astronauta russo Yuri Gagarin che, in missione spaziale intorno all’orbita lunare, scelse di cantare, appunto, ‘O sole mio , una canzone a tutti gli effetti spaziale.

Ebbene, come potremmo definire ‘O sole mio ? Prima canzone cantata nello spazio, conosciuta al pari se non più dell’inno nazionale italiano… Parliamo di un successo che va oltre Napoli, oltre la Campania, oltre l’Europa, persino oltre il pianeta Terra.

Appare, quindi, estremamente riduttivo connotare ‘O sole mio come una semplice canzone. Il brano, piuttosto, è un simbolo che cela in sé la storia di Napoli e del suo popolo nonché l’emblema della Campania, dell’Italia tutta e, perché no, del nostro mondo. Insomma, per farla breve, ‘O sole non è solo mio tant’è che non sta ‘nfronte a me, ma a te. A prescindere, quindi dalle proprie origini, diremmo che ‘O sole mio è sulla fronte di tutti, di chiunque abbia voglia di sentire e sentirsi.

Francesca Martire